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Il suicidio di Luigi Tenco

L'ALBUM DELLE FOTO

MARTEDì 25 GENNAIO 1967

L’esibizione in preda al panico sul palco di Sanremo, l’eliminazione. La rabbia, le urla e la corsa in macchina. Poi il rientro in hotel e la decisione di compiere

il gesto estremo. A trovare il cadavere è Dalida. Cronaca

di una morte inaspettata, ora per ora

Luigi Tenco parte per il Festival di Sanremo

• Luigi Tenco, 29 anni, parte da Roma in treno alla volta del Festival di Sanremo, dove dovrà cantare la canzone Ciao amore ciao. Siccome ogni brano musicale è presentato da due artisti, a fare da partner a Tenco c’è la sua amante, la cantante Dalida, nome d’arte di Jolanda Gigliotti, 34 anni, nata in Egitto ma di origini calabresi, già molto affermata.

• All’arrivo a Sanremo, Tenco telefona alla Rca, a Roma, perché qualcuno gli porti la sua auto, parcheggiata nel recinto della casa discografica. Nel cassetto della macchina tiene una pistola. Qualche ora dopo il suo arrivo, chiama il direttore della Rca, Melis, per riferire gli umori della stampa: gli sembra che tutti siano d’accordo nel dire che vincerà lui. Verso sera i produttori musicali Paolo Dossena e Mario Simone vengono chiamati da Tenco e Dalida nella camera di quest’ultima: annunciano che si sposeranno entro un mese al massimo.

GIOVEDì 26 GENNAIO 1967

Luigi Tenco presenta la sua canzone a Sanremo

• Mattino. Luigi Tenco durante le prove è molto nervoso. Anche Dalida sembra assai irritata: gli rimprovera di storpiare la canzone, si morde le unghie, gli chiede di metterci più grinta. Piagnucola: «Mi rovina la canzone! Rovina tutto». Lui si arrabbia ancora di più quando i giornalisti, alla fine, gli fanno notare che Dalida canta il brano meglio di lui.

• Tenco, finito di provare e litigato col direttore d’orchestra Giampiero Reverberi colpevole, secondo lui, di averlo fatto sbagliare, va a giocare alla roulette al casinò. Vince seimila lire. Sulle scale insieme a Dalida lo aspettano i fotografi, ma passa quasi inosservato perché la diva è lei.

 

• Pomeriggio. Intervistato da Daniele Piombi per Radio Montecarlo, gli viene chiesto cosa si aspetta dal Festival. Risposta: «Una vittoria».

 

Luigi Tenco non vuole salire sul palco per cantare

• Sera. In attesa del suo turno Tenco confida al conduttore Mike Bongiorno che vorrebbe trovarsi sott’acqua, in profondità. Quando arriva il suo momento sono circa le dieci e mezza. È in preda al panico. Mike Bongiorno gli fa coraggio, quasi spingendolo sul palco, lui farfuglia: «Questa è l’ultima canzone che canto». Finito di cantare è stravolto, pallido, gli occhi scuri febbrili. Qualcuno si complimenta con lui ricordandogli che invece alle prove era stato un mezzo disastro. Al medico del casinò, Rinaldo Ferrero, dietro le quinte: «Ciao, dottore». Ha gli occhi sbarrati, forse ha preso qualcosa. Si dirige nel reparto trucco, presso i camerini, proprio sotto al palco, si sdraia su un tavolo e si addormenta.

 

La canzone di Tenco è esclusa dalla finale di Sanremo

• Ore 23.20. Vengono comunicati i risultati: la canzone di Tenco è esclusa dalla finale: ha preso 38 voti su 900 dalle giurie e la commissione che avrebbe potuto ripescarlo preferisce La rivoluzione, di Gianni Pettenati e Gene Pitney. Il giornalista Lello Bersani e il regista Lino Procacci, che fanno parte della commissione, si dimettono. Tra gli esclusi illustri anche Domenico Modugno. I discografici Dossena e Simone, insieme al regista Piero Vivarelli, svegliano Tenco per comunicargli l’esclusione. Non sembra arrabbiato. Gli dicono che alzeranno un polverone, proprio come era accaduto l’anno precedente per Il ragazzo della via Gluck di Celentano. Comincia a gridare, impreca, si altera, se la prende con tutti. Lo raggiunge Dalida, vanno a discutere in un sottoscala adibito a deposito di bottiglie. Dopo poco li raggiunge un giovane fotografo, Renato Casari, inviato dalla Domenica del Corriere: gli scatta delle foto, riesce persino a farlo sorridere dicendo che Modugno e Villa hanno vinto e quindi prima o poi arriverà il suo turno.

 

ASCOLTA I BRANI IN GARA

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Claudio Villa vinse quel Festival cantando in coppia con Iva Zanicchi, mentre il brano di Tony Renis era in realtà interpretato da Annarita Spinaci e Les Surfs. I Giganti si presentavano invece con un altro gruppo, The Bachelors, irlandesi.

Le ultime ore di Luigi Tenco

• Ore 0.20. Luigi Tenco esce dal casinò e manda al diavolo delle ammiratrici che gli chiedono l’autografo. Prende l’auto e fa salire Dalida, parte sgommando e per poco non investe Pettenati: sono diretti al ristorante Nostromo, per una cena organizzata dalla Rca. Dalida, spaventata, lo fa fermare e scende in attesa di un altro passaggio. Tenco si va sdraiare su un sofà del foyer del casinò. Lo svegliano per chiedergli di portare fino al locale la moglie di un funzionario della casa discografica. Accetta, ma la donna dopo pochi metri lo fa fermare e scende dicendo agli altri: «Mi dispiace, ma io ho dei figli». Con lui sale di nuovo Dalida, la porta al ristorante e se ne torna indietro, all’albergo.

• Dopo qualche minuto quelli che sono a cena al “Nostromo” sono preoccupati per come hanno visto Tenco guidare. Telefonano all’hotel: il cantante è rientrato.

• Mancano pochi minuti all’una. Luigi Tenco è nella camera 219, nella dépendance dell’Hotel Savoy: è l’ultima stanza dell’edificio, la più lontana dalla hall, con affaccio su via Fratelli Asquasciati. La camera non è di lusso: entrando, sulla sinistra si trova un grande mobile a cassettoni e poi uno specchio, due sedie, un letto e una scrivania. Alla destra del letto la porta del bagno privato. Tenco telefona al produttore Melis, che tanto l’aveva scongiurato di non partecipare al Festival: questi si fa negare (vuole la linea libera: sua madre è in ospedale e versa in gravi condizioni). Allora telefona a Valeria, la ragazza romana che ama in segreto e che stava per dargli un figlio, prima di essere investita da un’auto e abortire. Tenco ha la bocca impastata, è agitato e stanco, le dice di aver litigato con Dalida ma non racconta di aver annunciato solo il giorno precedente il matrimonio con la cantante. Poi lentamente si calma. Si danno appuntamento: lui vuole guidare fino Roma, ma la ragazza gli chiede di andarla a prendere all’aeroporto di Genova, tra qualche ora. Parlano del viaggio in Kenya, da fare dopo che lei avrà discusso la tesi a marzo. Vogliono comprare un casolare a Cori, nella campagna romana. Andranno a vivere lì. Parlano del figlio perso, ma sono giovani, ci riproveranno. È sicuro che dietro alla sua esclusione ci sia una combine: non vede l’ora di dire tutto in una conferenza stampa, domani. Riaggancia.

• Ore 1.25. I proprietari del ristorante “Nostromo” vedono Dalida andare via insieme ai discografici Dossena e Simone.

 

Dalida trova il cadavere di Luigi Tenco

• Ore 2.10. Dalida va a vedere come sta Tenco, trova la porta accostata, le chiavi nella toppa esterna. Bussa, da dentro nessuna risposta, entra. La luce è accesa, Tenco sdraiato a terra immobile, vestito con l’abito scuro e una camicia bianca un po’ aperta. Dalida caccia un urlo. Di corsa dalla stanza accanto arriva Lucio Dalla, poi Dossena e Simone. Trovano Dalida in ginocchio accanto a Tenco, lo tiene abbracciato sollevandolo per il busto. La donna si alza col vestito imbrattato di sangue e scappa dalla stanza nel corridoio, gridando.

• La notizia della morte di Tenco si diffonde. In pochi minuti nella hall del Savoy si raccoglie una gran folla, Dalida urla: «Assassini! Assassini!». Si vede l’organizzatore Gianni Ravera stizzito sbattere il soprabito su una poltrona mentre dice che il Festival deve continuare a ogni costo. Lucio Dalla singhiozza seduto su una sedia dell’atrio, vestito soltanto con un pellicciotto sulle spalle.

 

L’ultimo biglietto di Tenco

• Ore 2.15. Viene avvisato il commissario Arrigo Molinari, che prima di uscire di casa comunica all’Ansa che Luigi Tenco si è suicidato. Arriva al Savoy in pochi minuti. Nella camera un via vai continuo di persone. Dalida consegna al commissario il biglietto che ha trovato sul tavolino della stanza di Tenco: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente 5 anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi».

 

Un colpo alla tempia

• Ore 3. Il referto del dottor Franco Borelli: «Verso le ore tre del 27 gennaio 1967 sono stato chiamato all’Hotel Savoia nella camera n. 219 della Dépendance dove ho proceduto alla seguente constatazione: steso a terra, accanto al letto e vicino a un armadio a cassettoni, con al lato prospiciente la porta, verso cui si nota un altro armadio a specchio, un uomo dall’apparente età di circa trent’anni, e che corrisponde al nome del cantante autore Luigi Tenco. È in posizione supina. Si nota una larga chiazza sanguigna e materia cerebrale al lato destro del capo e anche all’intorno. Si nota un foro d’entrata di proiettile d’arma da fuoco alla regione temporale destra. L’arma viene trovata in mezzo alle gambe che si presentano in posizione divaricata. È evidente la posizione assunta dal cadavere come conseguenza di ferita da arma da fuoco a scopo suicida dalla posizione in piedi alla caduta in terra. In fede dottor Franco Borelli».

 

Il corpo Tenco portato all’obitorio e poi in albergo

• Luigi Tenco è portato all’obitorio di Valle Armea, ma appena arrivato lì, il commissario Molinari ordina di riportarlo nella stanza 219 perché non sono stati fatti i rilievi fotografici, essenziali al fascicolo da trasmettere alla Procura.

• Ore 4.15. Arriva al Savoy il brigadiere Antonio Giuliano, che fa le foto. Tenco è messo sul pavimento in una posizione diversa rispetto all’originale: ha i piedi sotto al comò e la pistola, una Walter Ppk calibro 7.65, non è più in mezzo alle gambe ma sotto al sedere. Così lo fotografano, poi è riportato all’obitorio.

 

Nella stanza 219 del Savoy

• Elenco degli oggetti ritrovati nella camera 219: una pistola automatica cal. 7.65 marca Walter, matr. n. 517600; un caricatore contenente n. 6 cartucce cal. 7.65; un bossolo con proietto cal. 7.65; una scatola di cartone contenente a sua volta una scatolina con 12 cartucce per pistola automatica 7.65; un caricatore nuovo, vuoto, per la stessa arma; un arnese di metallo giallo per la pulizia dell’arma; un libretto d’istruzioni; un foglio per tipo al bersaglio con alcuni fori e, infine, la denuncia d’acquisto della pistola medesima. Inoltre: il passaporto, una tessera omaggio per l’ingresso alla sala comune del Casinò, una penna, una scatola di Pronox vuota, la patente, un libretto d’assegni, l’orologio, un portafogli, una lettera della Rca con busta a lui intestata. Niente soldi.

• Si notano due scalfiture prodotte da arma da fuoco sopra la porta d’ingresso dalla camera. Sul cranio di Tenco non si riesce a trovare il foro d’uscita della pallottola, che quindi si suppone sia rimasta nella testa. Non è ordinata alcuna autopsia.

 

Dalida interrogata sul ritrovamento di Tenco

• Ore 5.20. Viene interrogata Dalida poi la lasciano ripartire per la Francia insieme al fratello, Bruno Gigliotti, e l’ex marito, Lucien Morisse, arrivato a Sanremo la sera prima, la stessa in cui era venuto a sapere della relazione tra Dalida e Tenco.

• Ore 10.15. Gli effetti personali di Luigi Tenco vengono restituiti al fratello Valentino.

• Tata Giacobetti, del Quartetto Cetra, manda un telegramma al ministro del Turismo e Spettacolo: «La tragica scomparsa dell’amico e collega Luigi Tenco impone la sospensione della manifestazione di Sanremo essendo evidente conseguenza della drammatizzazione dell’ambiente contagiato da fini esclusivamente commerciali».

• Serata. Il corpo di Luigi Tenco è portato in una camera della sua villa “La Torre” di Recco, piccola costruzione a due piani fra gli ulivi in salita sulla collina di Ruta. Dalla finestra si vede il bel parco dove giocava sempre coi nipotini. La madre, 62 anni, non informata del suicidio del figlio e convinta che avesse avuto un incidente d’auto, nel vederlo ha una crisi cardiaca.

 

Anche senza Tenco il Festival di Sanremo continua

• Ore 20. La seconda serata del Festival di Sanremo, in onda sul canale nazionale, si apre con Mike Bongiorno che dice: «Questa seconda serata comincia con una nota di mestizia per il lutto che ha colpito il mondo della musica leggera, con la scomparsa di un suo valoroso esponente».

VENERDì 27 GENNAIO 1967

L'ULTIMO BIGLIETTO DI TENCO

Il Podio

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La canzone di Tenco e le altre delusioni

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L'esibizione di Tenco e Dalida fu un disastro, e al ripescaggio la giura gli preferì La rivoluzione di Gianni Pettenati e Gene Pitney, che finirono poi al 13° posto. Anche Modugno (e Gidiuli) furono esclusi.

Luigi Tenco al Festival di Sanremo

I funerali di Luigi Tenco

• Ore 11. Nella parrocchia di San Simeone, a Ricaldone, si celebrano i funerali di Tenco. Una lettera del vescovo di Acqui, monsignor Giuseppe Dell’Olmo, con il permesso di far entrare la bara in chiesa, è stata recapitata al parroco, don Giacomo Ighina. Quindi il sacerdote, con i chierichetti, raggiunge l’abitazione degli zii del cantautore defunto, ov’era stata allestita una camera ardente, in attesa del feretro da Recco. Gran folla nella chiesa: molti restano fuori, stipati sul sagrato, due ragazzini portano una bandiera abbrunata della federazione giovanile del Pci di Alessandria. La mamma è rimasta a casa. Tra i presenti noti: Fabrizio De Andrè con la moglie, il cantante Michele, la moglie di Gino Paoli, i fratelli Reverberi. I colleghi di Sanremo non ci sono: stanno nella chiesa di Ospedaletti, dove si sta sposando l’americano Gene Pitney.

• Tenco è sepolto nella tomba di famiglia, nel cimitero che dista appena un chilometro dalla chiesa.

• Serata. Claudio Villa, insieme a Iva Zanicchi, vince per la quarta volta il Festival di Sanremo. La canzone s’intitola Non pensare a me.

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SABATO 28 GENNAIO 1967

La morte di Tenco in tv

VIDEO

Venga riesumato il cadavere di Tenco

• La procura generale di Sanremo dispone la riesumazione del corpo di Luigi Tenco per effettuare nuovi esami.

 

 

 

Tenco s’è ucciso: il caso è chiuso

• In seguito all’autopsia sul cranio di Tenco viene trovato il foro d’uscita del proiettile che si credeva fosse rimasto nella testa. La procura generale di Sanremo conferma la tesi del suicidio e chiude il caso.
 

 

 

Nuovi dubbi sulla morte di Tenco

• Nel 2013 viene pubblicato per Castelvecchi il libro-inchiesta Le ombre del silenzio. Suicidio o delitto? Controinchiesta sulla morte di Luigi Tenco, scritto da Nicola Guarnieri e Pasquale Ragone: «Si è parlato di droga, di debiti e di Marsigliesi (l’organizzazione criminale operante tra Francia e Italia durante la prima metà degli anni 70, ndr). Ma anche di un coinvolgimento del governo italiano. C’è poi chi ha diffuso la voce che Tenco fosse un dirigente del Partito socialista, legando ciò alle ragioni del delitto. Il sospetto è che all’epoca, qualcuno – gente con le mani in pasta nel mondo dello spettacolo e con forti legami con ambienti eversivi di destra – utilizzasse insospettabili artisti per agevolare lo scambio e il trasporto di informazioni da un Paese all’altro, aggirando i controlli con estrema semplicità. In questo volume, edito da Castelvecchi, per la prima volta vengono pubblicati i documenti concessi dalla Procura di Sanremo riguardo agli esami compiuti sul corpo di Tenco nel 2006, in occasione dell’esumazione della salma, oltre a quelli sull’arma che lo avrebbe ucciso. Dalla riapertura delle indagini è emerso che “sia le tracce sul bossolo repertato, sia le lesioni alla teca cranica, allontanano consistentemente l’ipotesi suicidiaria”. In più, “la frattura alla mastoide destra non esclude un colpo molto forte inferto a Tenco”. La Polizia scientifica nel 1967, muoveva i primi passi e il cadavere non fu neanche svestito, né gli venne fatta l’autopsia». [Pasquale Rinaldis, il Fatto Quotidiano 8/12/2014]

 

Fonti: Aldo Fegatelli Colonna, Luigi Tenco. Vita breve e morte di un genio musicale, Mondadori, 2002; Gigi Ghirotti, La Stampa 27-28/1/1967; Gianni Migliorino, Corriere della Sera 31/1/1967.

LUNEDì 12 DICEMBRE 2005

MERCOLEDì 15 FEBBRAIO 2006

LUNEDì 8 DICEMBRE 2014

L'ARTICOLO DEL "FATTO QUOTIDIANO"

Il corpo di Tenco, la testa fasciata

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